Pittoresca… il primo termine che mi viene in mente, sembra raccogliere spunti dall’armamentario poetico di Nicholas Guesquiere realizzando delle evoluzioni creative davanti a cui non si può non rimanere indifferenti.
La figura è smagrita nelle linee con strizzature e sovrapposizioni leggerissime che comprimono il busto come una mummia egiziana, per poi prendere respiro nella costruzione di gonne e giacche di lana. La stoffa è quasi carta di riso: stropicciata, accartocciata, appallottolata, sfaccetta la luce in diecimila sfumature. I cuissards sembrano gambe scorticate fino ai legamenti, aponeurosi che stringono e ne torniscono i volumi (quali volumi?). Concettuale, pura creazione artistica, non un caso la parola arte nel nome del marchio… un modello futuristico, che forse soffre al di fuori della passerella salvo poi ritrovarsi appropriato in uno dei tanti spot della Whirpool, o della Muller, dove si può fare l’amore con il sapone, basta che sia alla lavanda.
Ancora una volta si può parlare di un modo di fare moda che rasenta il fare artistico, partire da spunti creativi che conducono la donna a fare i conti con un mondo che alligna nel visionario, che attinge dalle visioni… certo, se la visione è una marmotta che confeziona la cioccolata bisogna anche considerare, un minimo, la possibilità di un check up completo in neurologia.
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