mercoledì 23 settembre 2009

Le pagelle: CALVIN KLEIN SPRING SUMMER 2010



Tessuti rigorosamente made in Italy.
Bianco bon china, grafite, colori sottomarini, acquatici, come defisce lo stesso stilista, per una collezione che cita Italia Independent con i suoi vasi in tessuto termonastrato, i cestini scultura di Fern Jacobs, attraverso una reinterpretazione originale dei geta giapponesi, l'uso del seersucker, un tessuto di cotone di origine indiana che letteralemente significa "latte e zucchero".
Di latte e zucchero infatti sembra fatta questa collezione sia per i colori morbidi e dolci sia per la morbidezza delle stoffe dalla trama larga, volutamente sgualcite, carezzevoli. Una silhouette che abbandona il volume conquistato nelle precedenti collezioni attraverso quel concettuale geometrico, l'origami e le costruzioni architettoniche: si accantona per un attimo quel "pirotecnicismo" che ha contraddistinto la maison nelle ultime stagioni e si punta verso un tipo di scrittura serena, diafano, secca: quasi un romanzo di Banana Yoshimoto.
Il concetto è semplice e facile, lineare, elimina il superfluo, la ricerca forsennata, la tecnica ostentata pur conservando un disciplina e un rigore creativo di gran spessore.
Personalmente non amo questo tipo di decostruzioni, l'accartocciamento su se stessi, l'abbattimento, il nichilismo della forma, il ritorno alla silhouette alfabetica... però è una questione di gusto soggettivo. Il lavoro di Costa denuncia intelligenza e non si smentisce mai.
Un 7.

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