mercoledì 16 settembre 2009

Le pagelle: RODARTE SPRING SUMMER 2010



Back to Black...
Laura Mulleavy pensa ad una donna guerriero in gramaglie domiciliata nella Death's Valley e tempestata di tatuaggi maori peggio di E-Team e Fabrizio Corona messi assieme, ad un gruppo di wicca altere, ad una conventicola da "sabba-to" sera.
La collezione gioca interamente con patchwork realizzati con stoffe, consistenze, abbinamenti di materiali diversi. La pelle è abbinata a stracci lisi e a tulle trasparente, intrecciata diventa l'armatura di una principessa guerriero medievale, una figura androgina e forte, delineata con segni marcati e duri.
Grigio, nero, rosso... tutto è cucito ad incrocio, una trina di stoffe intrecciate e drappeggiate come lingue di drago, una gabbia che annienta il corpo, costruita con losanghe cucite a rete e movimentata da lunghissime frange-tentacolo.
Una collezione suggestiva e a tratti molto furba, poco portabile ma di grande effetto: scenografica la scelta del tatuaggio tribale che perpetua il senso del capo attraverso il corpo, un segno indelebile che accompagna la collezione e con essa si confonde traviandone, a tratti, la giusta lettura.
Il linguaggio rimane fedele alle collezioni precedenti, forse troppo, crea un'interessante e avvincente illusione che confonde anche me. Preso singolarmente ogni capo non rende come all'interno della collezione e mi risulta anche difficile immaginarlo al di fuori di essa. Un 6 e mezzo!

8 commenti:

  1. guarda io darei un 10 soltanto perchè nel tuo decupage hai messo Iselin Steiro in primo piano!!!!! :D
    (a parte gli scherzi la collezione mi fa schifo come sempre)

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  2. Brutta non è brutta ma secondo me a parte alcune maglie il resto, veramente, non può essere portato al di fuori della passerella

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  3. Rieccomi !!
    Per me, Rodarte: 9. E è da un po di stagioni che non succede ( anche se l'ultima non era male ).
    Questa valutazione è iperpersonale: 1/ Burri è uno dei miei artisti preferiti e le sorelle Mulleavy sembrano fare dei Burri mobili piu che dei vestiti 2/ Adoro quest'atmosfera amazzoniana vagamente goticizzante... senti passare le freccie al curaro, dal mio punto di vista da italiano ci ritrovo storie di Diabolik, Nathan Never & co.... o Salgari, per dire. 3/ I colori: sebbene io detesti il verde quel verde-veleno è gestito a meraviglia... e mescolato al bordeauxsangue da dei risultati straordinari. 4/ Solo il trucco sulle labbra vale la sufficienza. L'idea dei tattoos non mi sarebbe mai venuta, devo dire che non è troppo male 5/ È anche stracinematografica: una specie di Aguirre o Fizcarraldo mixato con Dario Argento e la cultura Pulp. 6/ Lo show teatrale: grazie ! Che noia vedere runway che appiattiscono le collezioni. Qui almeno sogni, ti immagini una storia, viaggi con la mente... 7/ Sartorialmente sono meno ripetitive ( all'inizio pensavo fosse prevedibile questa collezione, ma vedendo i dettagli mi sono ricreduta ) del solito.

    PERO non è 10 perche capisco la tua critica. Mia mamma ha detto la stessa cosa, che sebbene riconosca la 'ricerca' gli unici pezzi che le piacevano o pensava di poter portare erano quelle t-shirt nere+pantaloni che io dimenticavo un po concentradomi sullo Spettacolare ( il mio gusto dell'esagerato e del nonportabile, art for art, resta una mia prerogativa ). Ma è vero che abiti portabili Rodarte sono carini.
    Il però al pero è che sul red carpet certi vestiti starebbero da DIO. Sofisticati senza essere troppo ridicoli ( vedi lady gaga, per dire... anche se resta un ispirazione nel suo essere fugly ). Quello che porta Ranya per dire, se togli i tattoos e il make-up apocalittico, il fumo... resta una petite robe noire tagliuzzata e bruciata. Indossare un Burri, insomma !

    Vabbé... è solo la mia modestissima opinione e ammetto che è il mio bisogno di eccesso e di artisticità ( in senso buono ) citazionale ( dio che pedante che sono ) che mi fa pensare questo.

    Baci !

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  4. ( Dimenticavo: un'altro punto a favore, sempre dal punto di vista del mio disamore per lo springsummer è il gioco linguistico: il CALDO non è ne nei colori ne nelle textures ( chiaramente AUTUNNALI ) ma nell'atmosfera.... e cioe nell'immaginaria Death Valley o Amazzonia che sia. Transfert geniale, e molto molto fumettoso. )

    La smetto.

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  5. Capisco il tuo punto di vista ma per me il linguaggio, artistico o meno, non deve mai essere accozzaglia di idee, confusione. Ecco perchè concepisco sfumature più concettuali come quelle di Margiela, oppure le costruzioni liriche e pluridimensionali di McQueen. In Rodarte trovo sempre delle idee che si esauriscono in una stagione mentre il discorso, nelle collezioni degli stilisti sopra citati, continua e si ispessisce.
    L' arte per l'arte... ti capisco eccome... però la collezione è tutta proiettata ad indagare una sola sfumatura, quella che propongono appunto... e un discorso unilaterale, macrofotografico, non può essere nient'altro che pornografico perchè non lascia spazio per nient'altro.
    Se consideri poi che le sorelle non hanno neanche una seconda linea in cui far valere altri punti di vista... per me questo è grave. Realizzano la stessa collezione da tre stagioni. E' un pò troppo. Carta vincente non si cambia si dice... ma non vorrei che facessero la fine di Fontana e dei sui tagli: L'Italia lo acclama, il resto del mondo neanche lo ricorda.
    Comunque il suo neo più grande è: troppo poco portabile... e al di là del concetto che c'è dietro una star con un abito del genere sul red carpet non ci fa una bella figura.

    Concordo con l'associazione che fai con Burri... io però avrei detto Rauschenberg...

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  6. Hmmm, in fondo sono abbastanza d'accordo con quello che dici: questo show mi entusiasma una stagione e, ammetiamolo, sopratutto perche ha regalato un po di 'show' a una stagione scialbetta. Ma concordo che Rodarte, sebbene abbia trovato un proprio linguaggio, stia un po girando in tondo.... il balletto l'ha fatto, l'horror anche, il geologico-concettuale pure, il blu l'ha esplorato... what's next ?
    Concordo anche su Margiela e McQueen anche se forse lo stesso Margiela ultimamente (sopratutto in Couture) secondo me si sta un po esaurendo. Certo, dopo 20 anni. McQueen invece a prima vista la collezione d'autunno non mi era strapiaciuta mentre rivendedola ora la trovo l'unica veramente coraggiosa... in fondo ben piu di Rodarte.

    Pero non sono assolutamente d'accordo su Fontana, che fra l'altro è fra i miei pittori preferiti. Non ci sono parole per descrivere la mia emozione davanti a un quadro di Fontana. Sarò blasfema ma è come un Raffaello o un Velazquez, è completo e struggente. È come Yves Klein ( altro mio pallino ) certo tutti i suoi monocromi erano monocromi blu ma avendo avuto la fortuna di vederli in museo due monocromi non sono MAI uguali. Saranno la stessa dimensione ma sono due quadri diversissimi quanto inferno e paradiso di Boesch, per dire.

    È vero,Rauschenberg... non ci avevo pensato ma adesso che lo dici è assolutamente vero !!

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  7. Mamma che bella questa disquisizione... arte, moda... dovrebbe essere sempre così, non fermarsi solo al "mi piace-non mi piace" ma andare a fondo, trovare i giusti collegamenti... e tu sai sempre farlo.
    Per quanto riguarda Fontana... va bene il primo taglio, il primo concetto spaziale, la prima terza dimensione... poi si deve andare oltre.
    Ecco perchè c'è differenza tra un Fontana e un Leonardo, tra un Fontana e un Yves Klein (ricordiamo che Klein prima di essere un artista era uno studioso del colore come forse, in epoca moderna, non ce ne sono mai stati, l'unico parallelo che mi viene in mente è una traiettoria che lo congiunge agli alchemici medievali... il primo a spezzare l'armonia dei white space della maggior parte dei musei del 900 proprio nel momento in cui questo andava di moda)... Come se Margiela decidesse espressamente di fare solo pelliccie di capelli... mozzano il fiato, si, ma dopo diventa una catena di montaggio. Non so se mi spiego.
    Ovviamente è un discorso complicato, potremmo disquisirne per ore.
    Sono dell'idea che la morte dell'arte comincia quando l'idea, istituzionalizzandosi e curvandosi alle leggi di mercato, si cristallizza in una forma unica che si ripete continuamente: un cane che si morde la coda, l'idea diventa seriale.
    E a mio avviso, Fontana, ne incarna precisamente il senso.

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  8. Scusa scusa scusa, è dal 18 settembre che ti devo una risposta !
    Innanzitutto grazie per i complimenti, anche se rileggendo i miei comments mi rendo conto di come io salti sempre da un soggetto all'altro un po troppo velocemente ( sopratutto quando la Roma perde xD ).
    Trovo interessante la tua tesi che fa di Fontana praticamente un Warhol ! Continuo a non essere d'accordo, inanzitutto perché Fontana non ha fatto solo i tagli... I tagli sono certo il suo marchio di fabbrica, il collegamento immediato, ma io lo trovo un artista raffinato che ha offerto molto alla storia dell'arte. Certo non ha forse il genio atemporale di un Morandi, pero lo trovo comunque non cosi univoco come sembri considerarlo ! Esasperando il tuo concetto allora anche Mondrian è - e molto peggio di Fontana - 'catena di montaggio', o appunto lo stesso Morandi.
    Però in fondo sono abbastanza d'accordo nel considerare Fontana uno scalino piu in basso di tanti altri pittori, anche della sua generazione in quanto a mancanza di genio polidirezionale, e in questo raggiungo il tuo punto di vista che fa dei suoi primi concetti seppur geniali una metonimia dell'artista, e del resto qualcosa di meno buono o comunque non migliore. Ci sono tanti esempi di artisti che raggiungono il climax e poi 'tornano indietro', o non sanno andare avanti. Forse posso concordare sul fatto che Fontana sia uno di loro, ma ciò non toglie che i suoi climax restino fondamentali per la storia dell'arte ( Malevic è un altro esempio assoluto secondo me ).
    Par contre le tue parole su Klein mi affascinano, è un gran peccato che la gente non lo conosca di piu ( a proposito temo sia finita ma l'esposizione a Lugano è un must-see. Conoscevo le opere una ad una prima di andarci dai libri, internet e tutto quanto ma sono rimasta a bocca aperta tutto il tempo ).

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