Minimale e terribilmente chic, con le sue linee pulite, i tagli lineari, le doppiature sinuose e la tendenza al sartoriale: chirurgia estetica di una collezione.
Un bisturi corre senza timore sul panno di lana che struttura il cappotto: dalla piaga fluisce un rivolo di seta che costruisce uno short dress lasciato libero in un coda frusciante. C'è bisogno di medicare le ferite: la doppiatura d'organza disinfetta la crosta di paillettes, ammorbidisce i toni splendenti delle superfici plastiche, le incrostazioni di pizzo leggerissimo che sembrano asciugarsi sotto il sole malato dell'autunno. Stella McCartney brilla più che mai in una collezione eterea fatta di grigio cenere, di tinte polvere e toni più accesi come arancio e fucsia, in un bagno di colore e forme svasate, corrispondenze geometriche ed equilibri raffinati in cui sembra aver ritrovato se stessa. Nostra signora del blazer elimina le ridondanze, le pesantezze, il manierismo, la decorazione blanda per un alfabeto ridotto al minimo che galvanizza il suo linguaggio formale.
Davvero una bella collezione, un confetto Falqui da sciogliere delicatamente in bocca, un catetere in cui sciogliersi in una dolce liberazione, una magnesia dopo un pranzo luculliano... peccato che la collezione sia composta anche da tutta una serie di capi sportivi e di capi in maglia di lana più comodi, che più che renderla eterogena la inducono in una leggera confusione. Comunque meglio del solito: un 8 e mezzo.
Un bisturi corre senza timore sul panno di lana che struttura il cappotto: dalla piaga fluisce un rivolo di seta che costruisce uno short dress lasciato libero in un coda frusciante. C'è bisogno di medicare le ferite: la doppiatura d'organza disinfetta la crosta di paillettes, ammorbidisce i toni splendenti delle superfici plastiche, le incrostazioni di pizzo leggerissimo che sembrano asciugarsi sotto il sole malato dell'autunno. Stella McCartney brilla più che mai in una collezione eterea fatta di grigio cenere, di tinte polvere e toni più accesi come arancio e fucsia, in un bagno di colore e forme svasate, corrispondenze geometriche ed equilibri raffinati in cui sembra aver ritrovato se stessa. Nostra signora del blazer elimina le ridondanze, le pesantezze, il manierismo, la decorazione blanda per un alfabeto ridotto al minimo che galvanizza il suo linguaggio formale.
Davvero una bella collezione, un confetto Falqui da sciogliere delicatamente in bocca, un catetere in cui sciogliersi in una dolce liberazione, una magnesia dopo un pranzo luculliano... peccato che la collezione sia composta anche da tutta una serie di capi sportivi e di capi in maglia di lana più comodi, che più che renderla eterogena la inducono in una leggera confusione. Comunque meglio del solito: un 8 e mezzo.
Dudù ma la pagella di Versace?
RispondiEliminaNon ti piace Donatella?