Una linea flessa (quasi spezzata) dell'avambraccio, a cavallo della mano, a disegnare una curva di giunco, uno spasmo profondo in cui il peso del corpo si accascia. Ora è per me una curva sinuosa a livello del suo braccio: la mia attenzione le era scivolata pesante sulle pieghe del corpo in torsione, correndo su curve di carne lenta avevo memorizzato l'incidenza del momento su quello scampolo di corpo esposto alla mia pupilla... per poi risalire spingendo la mia sbirciata distratta lungo le dita della sua mano molle nell'aria. Un gesto: fermo, immobile, in tensione... prima dell'applauso la sua mano era perfettamente eburnea di fronte all'aureola scura del mio occhio. E prima che me ne rendessi conto la soffice perfezione del momento aveva già costituito sulla mia pelle un ricordo sostituendo l'identità di quella donna con una linea: una curva.
A volte siamo solo un momento di noi stessi che qualcuno, senza voce, si porta a casa. Che meraviglia!
A volte siamo solo un momento di noi stessi che qualcuno, senza voce, si porta a casa. Che meraviglia!
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