Dieci minuti di sospensione.. lo scorrere del tempo bloccato a mezz'aria in una nuvola di fumo. Nasce così la collezione Spring Summer 2010 di Gabriele Colangelo nel meraviglioso Palazzo Clerici a due passi dal Duomo e dalla Scala, senza voce e senza tempo alcuni, libera dalla schiavitù della terra, dalla gravità: un'eco meravigliosa degli stucchi settecenteschi propagata sulla passerella. Semplicemente perfetta fluisce come sabbia nel collo di una clessidra traducendo le sperimentazioni del fotografo tedesco Wolfang Tillmans in un incanto da indossare. Tonalità rosa dusty, bianco diafano puro, grigio nuvola, fucsia, antracite, nero disegnano gouaches fluttuanti di colore vivido tra petali di nasturzi trasparenti.
Materia lieve che s'affida ad uno scheletro metallico con movimenti espressi in tagli circolari, attraversati da micro-nervature in rame ultraleggero: l'evoluzione dei ricami cuciti su veli di garza di seta a trama aperta crea chiffon degradé in lievi frantumi, rilucenti di discreti bagliori con micro-cappettine e beads montate a rovescio.
Capacità di dominare la luce, di indurla in forme precise, controllate ma libere quasi dal regime della forma stessa. Con Gabriele Colangelo nasce l'era della couture à porter, del pensiero nobile e dell'ispirazione corposa implementate nella creazione sartoriale come forse solo pochissimi designer al mondo sanno fare. Forme evanescenti, fluide, ectoplasmi che si concedono all'occhio umano, all'umana percezione come abiti di garze finissime, gazar e organza sovratinti a freddo e lavati modificando la loro struttura intrinseca, lineare e compatta, assumendo nuove rotondità. Transustanziazione del pensiero in forme astratte anche quando la pellicceria sposa nuove forme ed accostamenti, quando assume freschezza, quando si unisce al bianco popeline di cotone della camicia maschile, quando, cipria, si propone in proporzioni minuscole di un cache-coeur ultraleggero dai revers mossi dal metallo.
Una grandissima collezione che vive del suo dettaglio animando nuovi chiaroscuri, descrivendo seriche ombre... un lavoro che riflette l'estrema umanità e la purezza d'animo di questo giovane designer italiano e l'enorme disponibilità di tutto il suo team. Un inchino... e una lode.
Capacità di dominare la luce, di indurla in forme precise, controllate ma libere quasi dal regime della forma stessa. Con Gabriele Colangelo nasce l'era della couture à porter, del pensiero nobile e dell'ispirazione corposa implementate nella creazione sartoriale come forse solo pochissimi designer al mondo sanno fare. Forme evanescenti, fluide, ectoplasmi che si concedono all'occhio umano, all'umana percezione come abiti di garze finissime, gazar e organza sovratinti a freddo e lavati modificando la loro struttura intrinseca, lineare e compatta, assumendo nuove rotondità. Transustanziazione del pensiero in forme astratte anche quando la pellicceria sposa nuove forme ed accostamenti, quando assume freschezza, quando si unisce al bianco popeline di cotone della camicia maschile, quando, cipria, si propone in proporzioni minuscole di un cache-coeur ultraleggero dai revers mossi dal metallo.
Una grandissima collezione che vive del suo dettaglio animando nuovi chiaroscuri, descrivendo seriche ombre... un lavoro che riflette l'estrema umanità e la purezza d'animo di questo giovane designer italiano e l'enorme disponibilità di tutto il suo team. Un inchino... e una lode.
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