mercoledì 15 settembre 2010

Le pagelle: VERA WANG SPRING SUMMER 2011 (+ VIDEO)


L'attitudine di Vera Wang a raccontare favole non si smentisce mai. A metà tra il cacciatore di Cappuccetto Rosso e Peter Pan, tra la Principessa sul Pisello (di chi poi non si è mai saputo) e Forum, la storia si costruisce con un linguaggio sognante, romantico e rock, a tratti sporco con tessuti croccanti tendenzialmente nero-grigi intervallati da brani rosso arancio o con gialli desaturati. Non manca mai il tulle... come i rotoloni Regina in casa della Wang non finisce mai, si rischia quasi un'indigestione: dai top agli abiti il tulle diventa un motivo per costruire... un'arricchiatura, un drappeggio sinuoso, una doppiatura.


Vaghe reminiscenze giapponesi: dalle maniche extra long (deliziose) alle gonne con dettagli a vortice (che sembrano rivisitare gli obi delle geishe) all'uso compulsivo dell'origami o di motivi floreali con fiori di pesco e peonie l'orientalismo è latente, occidentalizzato, quasi senza voce. Rispetto alle collezioni precedenti il linguaggio è più sporco... si alterna l'attenzione al dettaglio (deliziosa la cintura con nodo da marinaio o il contrapporsi calcolato di diverse lucentezze e di pesi diversi nei tessuti) alla costruzione quasi estemporanea di alcuni capi. Ciliegina sulla torta il saluto finale di Vera in leggings e capelli freschi di piastra: deliziosa... a metà tra un levriero afghano e Cristina D'Avena. La voglio. Un 6 e mezzo.

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