Impressioni primitive evolute in un guardaroba moderno grazie ad una deliziosissima strutturazione del capo che prima del racconto si prefigge di avere ed essere una suggestione intelligente. Primal Scream di Marco Grisolia per COVHERlab, un giovane designer trapiantato a Roma con numerose esperienze alle spalle costruisce la sua collezione "primitiva" con ispirazioni che giungono direttamente dal paleolitico e, attraverso un ponte dialogico, giungono a raccordarsi con l'arte contemporanea grazie agli influssi della fotografia di Brooke Shaden, le coreografie visionarie dei ResExtensa e la plastica totemica dei culti sciamanici filtrata attraverso l'opera di Picasso.
Un movimento sussultorio scuote i capi che, stagliati come vulcani eruttanti dentro una nube di fumo denso, si aprono in una colata magmatica e profondamente geometrica di colli a corolla o macro colli a camicia e spalle tondeggianti per i paltò che scendono inclinati come superfici rocciose scoscese in una valle silenziosa. Il ceruleo, il grigio ottanio, il senape, il viola elettrico, il cammello, l'arancio raccontano le silhouette andando a costituire una nuova anatomia che si avvale anche, e soprattutto, del colore per raccontare spazi e superfici da "abitare".
Deliziosi i top in lana stretch con inserti di seta devoré stampata, le giacche sleeveless con ali raccordate sul davanti a sacca marsupiale come quella color zucca, i pantaloni garçon, le T-shirt in cotone chintzato doppio con maniche coniche, gli sviluppi delle maniche a cannuccia di molti coat. Una poesia primitiva, scarna come un osso di seppia ma terribilmente seducente, capace di raccontare un passato lontanissimo sviluppandosi in un futuro ancora più incerto, una terra di mezzo in cui tutto confluisce raggrumandosi deliziosamente come in una zolla. Meraviglioso.
Guardando questa collezione anzi assaporando, eh si, una cosa "BELLA" si può solo assaporare.
RispondiEliminaUn solco, un dipinto rupestre.
Colori e geometrie si uniscono, attraverso lo studio e la conoscenza, in un' essenzialità neolitica: una visione nata dalla pietra.
Si articola da un passato remoto per rinascere in un futuro fatto di metropoli.
Sopravvivendo a continui mutamenti climatici.
"Aborigena" sà di foresta e umidità, vergine, incontaminata dalle brutture del mondo.
Filamenti di DNA, il nostro, hanno portato a questo risultato: "Arte" fiera del suo "hic et nunc" il qui e ora nella sua esistenza unica e irripetibile.
"Epidermica" lascia sensazioni li pronte a essere captate , altrimenti scivolano via, è come leggere Baricco o lo si capisce o no!
Da dove venga questa "Aborigena" se da una grotta o da una navicella spaziale, se sia fatta di pietra o microchip cosa importa?
La cosa di rilievo che emerge è lo studio, il duro lavoro di un designer che permette al mondo di godere di tutto ciò.
Con la voce di Emilie Simon che intona "sweet blossom" e consapevole che le cose "BELLE" vengono create continuo ad assaporare questi abiti.
Bellissimo contributo... peccato per l'anonimato. Belle le linee, lasciate li per essere godute, punte di montagna da percorre con l'occhio. Thanx!
RispondiEliminaSono contento che abbia apprezzato il mio commento...l' anonimato brutta scelta, lo sò, ma quando si sà che si deve imparare ancora tanto! Chiedo venia.
RispondiEliminaSotto le luci del "logos", stratificazioni consapevoli...il tuo blog. Grazie a te!
D.
stupenda collezione...tutto è perfetto..studiato nel minimo particolare...i colori fanno da cornice a volumi e silhouette che abbagliano...raccontano..descrivono...comunicano..è uno spiraglio:c'è speranza per questo Paese e per i suoi talenti emergenti...
RispondiEliminaAngelo Lapi
SI, proprio una bella collezione. L'attenzione al dettaglio si rintraccia anche nel modo di proporla attraverso un Lookbook ricercato e ben fatto. Il lavoro è davvero considerevole e acquista valore anche nel voler perseguire in tutto una scelta estetica, quella di Marco, fondata sulla ricerca di una qualità che lascia disarmati. Un ottimo lavoro.
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