Italian fashion house Valentino will be in the black again for the first time since Permira bought it in 2007.
Secondo Stefano Sassi, ceo di Valentino, se l’andamento del marchio si confermerà anche nel periodo natalizio, potrebbe tornare in attivo per la prima volta da quando il gruppo di private equity londinese Permira l’ha acquisito nel 2007.
Quando arrivò in azienda nel 2006, dire che la società era priva di struttura o di disciplina fiscale era un eufemismo. Di Giancarlo Giammetti, socio d’affari di lunga data di Valentino Garavani, il manager ha detto: “È una volpe, ma era anche pericoloso. Era un grande comunicatore e ha creato un’immagine esclusiva ma se lo si confronta con quel che stava facendo Armani nello stesso periodo allora quello sì che era un imprenditore”.
Quando Garavani si è ritirato nel 2008 erano ormai anni che concentrava i suoi sforzi esclusivamente sulle sfilate della haute couture e del prêt-à-porter. Fino al 2000 non esisteva una linea di accessori che ora genera la metà del fatturato totale della griffe e Valentino Garavani lasciava ad altri il compito di occuparsi delle pre-collezioni che ora determinano il 75 percento delle vendite.
Alessandra Facchinetti, d’altra parte, subentrata al fondatore, è stata acclamata dalla critica, ma Sassi afferma che solo il 28 percento della sua collezione autunno-inverno è stata venduta a prezzo pieno e “le interessava solamente una variabile. Noi avevamo venticinque variabili. E quanto più i critici parlavano del suo genio, tanto meno lei prestava ascolto al management”.
Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, gli attuali direttori creativi di Valentino, erano gli stilisti della linea di accessori all’epoca e affermano di non aver mai fatto pressioni affinché fosse affidato loro il compito di continuare il lavoro di Garavani: “Ci piaceva molto lavorare con Alessandra Facchinetti” ha dichiarato Maria Grazia Chiuri.
Hanno preso il suo posto quando è stata licenziata alla fine del 2008 portando avanti un punto di vista più giovane: nelle loro sfilate prevale l’abbigliamento da giorno, laddove in quelle di Garavani gli abiti da sera erano predominanti. E hanno dato uno slancio al brand: le vendite sono salite del 10 percento nei primi sei mesi mentre lo store traffic risulta incrementato del 15 percento.
Infine, sul fatto che Garavani fosse presente all’ultima sfilata di ottobre e abbia concesso una standing ovation, Sassi ritiene che la sua presenza abbia dei pro e dei contro: “Sì, ci tieni che il fondatore dia la sua approvazione, ma vuoi anche dimostrare di stare imboccando una tua strada personale. Vuoi che le persone pensino che lui sia contento di quel che stai facendo? Sì. Ma vuoi che pensino che è tutto come prima? Non ne sono sicuro”.
Secondo Stefano Sassi, ceo di Valentino, se l’andamento del marchio si confermerà anche nel periodo natalizio, potrebbe tornare in attivo per la prima volta da quando il gruppo di private equity londinese Permira l’ha acquisito nel 2007.
Quando arrivò in azienda nel 2006, dire che la società era priva di struttura o di disciplina fiscale era un eufemismo. Di Giancarlo Giammetti, socio d’affari di lunga data di Valentino Garavani, il manager ha detto: “È una volpe, ma era anche pericoloso. Era un grande comunicatore e ha creato un’immagine esclusiva ma se lo si confronta con quel che stava facendo Armani nello stesso periodo allora quello sì che era un imprenditore”.
Quando Garavani si è ritirato nel 2008 erano ormai anni che concentrava i suoi sforzi esclusivamente sulle sfilate della haute couture e del prêt-à-porter. Fino al 2000 non esisteva una linea di accessori che ora genera la metà del fatturato totale della griffe e Valentino Garavani lasciava ad altri il compito di occuparsi delle pre-collezioni che ora determinano il 75 percento delle vendite.
Alessandra Facchinetti, d’altra parte, subentrata al fondatore, è stata acclamata dalla critica, ma Sassi afferma che solo il 28 percento della sua collezione autunno-inverno è stata venduta a prezzo pieno e “le interessava solamente una variabile. Noi avevamo venticinque variabili. E quanto più i critici parlavano del suo genio, tanto meno lei prestava ascolto al management”.
Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, gli attuali direttori creativi di Valentino, erano gli stilisti della linea di accessori all’epoca e affermano di non aver mai fatto pressioni affinché fosse affidato loro il compito di continuare il lavoro di Garavani: “Ci piaceva molto lavorare con Alessandra Facchinetti” ha dichiarato Maria Grazia Chiuri.
Hanno preso il suo posto quando è stata licenziata alla fine del 2008 portando avanti un punto di vista più giovane: nelle loro sfilate prevale l’abbigliamento da giorno, laddove in quelle di Garavani gli abiti da sera erano predominanti. E hanno dato uno slancio al brand: le vendite sono salite del 10 percento nei primi sei mesi mentre lo store traffic risulta incrementato del 15 percento.
Infine, sul fatto che Garavani fosse presente all’ultima sfilata di ottobre e abbia concesso una standing ovation, Sassi ritiene che la sua presenza abbia dei pro e dei contro: “Sì, ci tieni che il fondatore dia la sua approvazione, ma vuoi anche dimostrare di stare imboccando una tua strada personale. Vuoi che le persone pensino che lui sia contento di quel che stai facendo? Sì. Ma vuoi che pensino che è tutto come prima? Non ne sono sicuro”.
Bentornato!
RispondiEliminaAvrei scommesso qualsiasi cosa che il post after Londra sarebbe stato questo.
Non ho capito la storia delle variabili...in matematica non sono mai stato un genio.
Grazie :-)
RispondiEliminaDicevamo... i miei capelli qui in foto sono alterati dalle luci... sono sempre biondo scuro.
La storia delle variabili... io ho capito si riferissero ai vari settori dell'abbigliamento... accessori della linea principale, valentino roma, valentino garavani... borse cinture... scarpe.. in tutto 25. Credo.