L'altro giorno mi è passato accanto un camion con un enorme rimorchio carico di maestosi tronchi d'albero: non avevo mai visto una sezione d'albero con i suoi centinaia di anelli concentrici così da vicino. Erano distesi uno sull'altro, apparentemente senza vita, diretti verso chissà quale meta per me indistinta, chiusi nel loro essere ancora albero nonostante l'assenza di radici, spogli, senza chioma: estirpati. Un mucchio di ossa in un ossario itinerante col midollo esposto agli occhi dei passanti indaffarati a comprare per Natale l'impossibile e a perdersi consenzientemente la bellezza del possibile. Ci sono cose che parlano di bellezza sempre, anche quando qualcosa sembra essersi spenta comunicano con un alfabeto diverso, un afflato che è figlio di una bellezza mutevole che non teme il tempo, lo spazio, la morte. Sono sempre stato attratto dalle situazioni al limite, dal bello accucciato per non farsi scoprire, dagli sguardi vividi che tradiscono un'armonia silenziosa a cui non viene data voce: per premura, per rispetto... quando in un gesto, in un'inclinazione, in una luce radente un profilo essa zampilla come in un atto di liberazione che fa giustizia al creato intero creando una meraviglia con la quale lo sguardo di chi s'appropria dell'immagine entra in comunione.
Ecco perchè non ho mai amato le cose di per sé belle preferendo il limite in cui la bellezza e l'errore si increspano creando superfici mosse, indefinite ma vive... ci sono persone che ci inducono in uno stato di indebita appropriazione in cui noi, fiutando o avendo un sentore di vaga bellezza, ci ritroviamo improvvisamente come a turbare impropriamente questo luogo tranquillo, lo stato di naturale nascondimento in cui essa, dalla nascita, viene a trovarsi per scrutarti facendo capolino da dentro l'altro.
Ciò che è bello veramente non si appropria gratuitamente del tempo e dello spazio altrui, vive di una timidezza congenita in una placenta che non si lascia attraversare dall'occhio sempre e comunque ma si lascia frugare solo quando esso, scovato il nascondimento, incrina lo stato di trincea di quella bellezza inconsapevole trattenuta in un volto, in un gesto, sulle labbra... che indistintamente, da quel momento in poi, abiterà il cuore di chi ha saputo vedere. Chi ha voglia di vedere deve necessariamente soffermarsi a guardare!
Buon 2011!
Ecco perchè non ho mai amato le cose di per sé belle preferendo il limite in cui la bellezza e l'errore si increspano creando superfici mosse, indefinite ma vive... ci sono persone che ci inducono in uno stato di indebita appropriazione in cui noi, fiutando o avendo un sentore di vaga bellezza, ci ritroviamo improvvisamente come a turbare impropriamente questo luogo tranquillo, lo stato di naturale nascondimento in cui essa, dalla nascita, viene a trovarsi per scrutarti facendo capolino da dentro l'altro.
Ciò che è bello veramente non si appropria gratuitamente del tempo e dello spazio altrui, vive di una timidezza congenita in una placenta che non si lascia attraversare dall'occhio sempre e comunque ma si lascia frugare solo quando esso, scovato il nascondimento, incrina lo stato di trincea di quella bellezza inconsapevole trattenuta in un volto, in un gesto, sulle labbra... che indistintamente, da quel momento in poi, abiterà il cuore di chi ha saputo vedere. Chi ha voglia di vedere deve necessariamente soffermarsi a guardare!
Buon 2011!
Grazie per la piacevole quotidiana presenza.
RispondiEliminaCon affetto, buon 2011 a te e al tuo prezioso blog!
un perfetto 2011 per questo blog de moda
RispondiEliminaAnche a te, e alle tue bellissime parole!
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