Il re mattatore, la sua ultima collezione e l'esilio. Potrebbe essere il titolo di un romanzo d'appendice ma effettivamente è ben altro: John Galliano viene licenziato dal suo impegno con maison Christian Dior dopo alcune frasi antisemite e razziste pronunciate all'interno di un locale parigino e furbescamente registrate da alcuni avventori. La storia ha fatto il giro del mondo una cinquantina di volte e si è stemperata ben presto in un riffa: chi prenderà il suo posto nella maison? Non ci resta che aspettare.. Sidney Toledano al termine della sfilata sottolinea l'importanza del genio dei designer che si sono succeduti uno dietro l'altro alla guida del brand: quale genio migliore del ministro Gelmini che in fatto di tagli (alla scuola) a Galliano farebbe sicuramente un baffo... un pò come Duchamp fece con la Monnalisa.
Una sorta di dandy raffinato declinato al femminile con abbinamenti da pidocchiosa d'alto rango su cui si stratificano, con uno styling prevedibile e dichiaratamente Galliano, abiti di chiffon leggero sotto giacche redingotes lunghissime portate come mantelle, pellicce e colli di volpe, giacchine di nappa colorata, twin-set di lana verde oliva, tessuti croccanti e cangianti, velluti rasati e motivi tartan (per gonne e shorts), fiori e ruches su cuissards-corsetto in cuoio. L'esperienza di Galliano sembra chiudersi con una mimesi di se stesso: teatralità commerciale che si vende come un pennello cinghiale in una ferramenta in pieno centro o una compilation di canzoni d'Umberto Tozzi in un Supermac. Non ci resta che attendere il passaggio del testimone... qualcosa di sorprendente, magari a forma di Dodò dell'Albero Azzurro (che poi è anche quello che, ultimamente, di Galliano sembrava facesse le veci.) Meglio del solito: un 7.
Una sorta di dandy raffinato declinato al femminile con abbinamenti da pidocchiosa d'alto rango su cui si stratificano, con uno styling prevedibile e dichiaratamente Galliano, abiti di chiffon leggero sotto giacche redingotes lunghissime portate come mantelle, pellicce e colli di volpe, giacchine di nappa colorata, twin-set di lana verde oliva, tessuti croccanti e cangianti, velluti rasati e motivi tartan (per gonne e shorts), fiori e ruches su cuissards-corsetto in cuoio. L'esperienza di Galliano sembra chiudersi con una mimesi di se stesso: teatralità commerciale che si vende come un pennello cinghiale in una ferramenta in pieno centro o una compilation di canzoni d'Umberto Tozzi in un Supermac. Non ci resta che attendere il passaggio del testimone... qualcosa di sorprendente, magari a forma di Dodò dell'Albero Azzurro (che poi è anche quello che, ultimamente, di Galliano sembrava facesse le veci.) Meglio del solito: un 7.
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