Un tailleur aderente, stretto sul corpo, di un bianco lattiginoso, ha spalle costruite ma mordibe, una vita stretta da cui, con l'andare della collezione, il fondo si movimenta con intrecci, slabbrature dorate e maxi ruches. E così l'ouverture di Sarah Burton: un discorso sul tailleur mcqueeniano evoluto in soluzioni decorative diverse ma in forme decisamente, sempre, uguali, in colori che vanno dal bianco ad un carne polveroso, quasi inesistente, ad acceni di crema e lavanda. Lavorazioni couture: il capo sembra esposto ai graffi del tempo, a tratti l'effetto sdrucito, consunto, regala una leggera e conturbante poesia. Una lotta un pò scontata tra bene e male, tradotta in capi cristallini aperti a corolla da una serie di baschine ondulate. I motivi pittorici punteggiati di colore, i tessuti tappezzeria ed il bianco integrale sono alternati a proposte più bondage, dove il nero e l'acciaio raffreddano il calore composto della prima parte, con decorazioni di piccoli pipistrelli su brani di nudo trasparente che coprono anche il volto ed il capo (quest'ultimo decorato con una deliziosa cuffia di pizzo ragnatela con chiusura a zip durante tutta la collezione) o con esoscheletri di pelle nera, lucida, di coralli e di piume argentate. Un pò troppo leziosa, sembra quasi un esercizio di stile, accademico, composto con forme prese pedissequamente dall'archivio McQueen e riproposte con lavorazioni diverse, decisamente haute couture, meravigliose sicuramente, ma non necessarie. Sarah Burton è ferma li, tra l'andare oltre e il rimanere ferma, vincolata ad un dna che oggi come oggi non sembra calzarle bene (un pò come la camicia che aveva addosso, pronta ad esplodere da un momento all'altro e a ferire qualche presente) . Un 7.
io la trovo meravigliosa!!!soprattutto gli abiti decorati con quei cristalli delicatissimi che rendono quasi angelico l'outfit!!!
RispondiEliminaALEXANDRE