La moda mi imbarazza. In generale è così. Argomentare un modo di fare "decorazione", massimizzare una collezione, congetturare su un vestito, al di là che alla base ci sia un atto creativo che in molti definiscono come artistico, mi lascia sempre molto perplesso. Alla base di tutto questo Moda in Segni istituì la rubrica delle pagelle: un salotto in cui discutere e fare gossip della moda. Mi piace, non mi piace, questa collezione è un passo indietro, questa uno in avanti, una giravolta... un movimento basculante di bacino... per ritrovarsi a parlare nella maggior parte dei casi, con la giusta leggerezza, di aria fritta. Perchè per l'80-90 % delle volte il prodotto di una collezione, spacciato dalla stragrande maggioranza delle testate come un prodotto innovativo di cui l'umanità non poteva più fare a meno, è un onanismo mentale che di artistico ha solo una parentela, anche abbastanza vicina, con quell'orizzonte creativo che ha fatto di Art Attack uno dei programmi di punta della rai. Trovatemi una testata giornalistica che critichi seriamente il lavoro dei designer e io vi solleverò il mondo. Se la maggior parte dei marchi produce spazzatura il sistema si intasa e nasce il bisogno di un organismo addetto allo smaltimento dei rifiuti: nasce il fashionista, un'importante figura sociale addetta alla raccolta del prodotto escretato dalle fashionweek, così tanto devoto al sistema che si lascia fotografare con ancora le buste di raccolta dei rifiuti in mano, presso front door, front row, ai party e ai fashion contest più svariati. E se il prodotto è spazzatura... ci ritroveremo in giro vestiti come una discarica. La moda che attacca la moda: il prodotto spazzatura creato dalle grandi firme viene prima proposto come un oggetto da design e frutto di una ricerca spasmodica dello stilista sempre accorto a regalare nuovi miracoli (quando poi nel migliore dei casi la ricerca raccoglie una manciata di citazioni disorganizzate in bilico tra quelle regalate da La schiava Isaura e quelle sparate da Le tre rose di Eva ), poi viene pubblicizzato dalle testate giornalistiche con editoriali, elogi e quant'altro e, sempre dalle testate, una volta che esso arriva sul mercato viene attaccato ironizzando su chi quella merce la compra dandogli una "direzione di senso" con uno stilyng personale che, spesso e volentieri, emula i flussi di pensiero raccontati sulle passerelle tanto applaudite e positivamente criticate. Siamo punto e a capo. Un cane che si morde la coda. La colpa è dei fashionisti, come se Jacqueline Lee Bouvier Kennedy Onassis non lo fosse stata a suo tempo quando divenne una "groupie" di Valentino, come se la forza del "logo si e ad ogni costo" fosse nata con una collezione di Lourenço del 2008 e non con una collezione degli anni 60 disegnata dal Garavani che si riproponeva, quasi in modo psichedelico, con un coro glorioso di V sui capi. Il tempo che passa, come è naturale che sia, livella le asperità, ci rifà il trucco, lava dal peccato. La moda mi imbarazza, specialmente quando insieme al prodotto si smercia "atmosfera", quella calcolata, programmata per programmare: alla fine ciò che si vende e si desidera non è più il prodotto in sé ma solo quello che il prodotto rappresenta per il sistema, ovvero la sua atmosfera. La moda è l'arte di rendere arte ciò che quasi sempre arte non è.
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da che impeto scrivi queste cose??
RispondiEliminaALEXANDRE
Se leggi la seconda parte, ovvero "La moda, il mercato e il Dicrocoelium Dendritucum" ti risulterà più semplice capire il mio punto di vista.
RispondiEliminami piace questo lato di te un pò alla Quirino Conti.
RispondiEliminaCondivido, ahinoi, condivido.
RispondiEliminaE' triste vedere come in decenni di storia della moda e del costume...di fatto non sia cambiato nulla. Si parla tanto di moda "democratica" dell'indipendenza dai fashion dictat...a me sembrano mezze baggianate...ci si lascia opprimere da qualcosa con cui si dovrebbe giocare e sperimentare,e invece il gira la moda continua a girar...peccato che non siano gli abiti a girare ma degli emeriti fashionpirla con KG di guano spacciati per avanguardia, e insalatine.
robs