Ancora una volta una couture archeologica fatta di bomboniere, confetti, sposine e long dress per divinità in pensione. L'Olimpo di Elie Saab, che se non brilla o svolazza non è couture, è un frusciante nido di trasparenze e sbrilluccicamenti che da un cuore rosso pompeiano acceso virano poi verso lo champagne, l'oro, il terra, l'ocra, l'arancio spento, in una colata magmatica di chiffon e seta che fluisce da ogni capo prima con irruenza, poi con leggiadria. Legata ad un modo di fare couture che potrebbe definirsi archeologico la collezione ripercorre tutta una femminilità fatta di luoghi comuni sbiaditi, antichi... un neoclassicismo quasi winchelmanianno che sfortunatamente abita ancora troppo i red carpet. Donna schiava del propria femminilità scaduta nel banale e nel prevedibile: terribilmente prevedibile e senza carattere. Carine le stampe e gli outfit nel collage ma oltre l'effetto sposa Pignatelli non si va. Un soffertissimo 5 e mezzo (per me è anche molto molto meno).
Io adoro Elie Saab :((((
RispondiEliminaEcco... allora sei gravemente malato (:-P)
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