Un bel pò di frivolezze e tanta, tanta malinconia: da Louis Vuitton è la Catherine Deneuve di "Indochine" e de "La Sirène du Mississippi" che diventano il motore di una collezione di passaggio, poco ispirata, che giunge dopo i fast di un estivo e di un invernale che hanno collezionato numerosissimi plausi. Un retrogusto coloniale, un'accelerata verso gli anni 70 già ampiamente raccontati nell'invernale di Prada, qui diventano un motivo centrale attorno a cui imbastire una serie di outfit caratterizzati da gonne-pantolini abbondanti, over, che trovano respiro nell'alzata della scarpa, massiccia e colorata, e nell'accostatamento a camiciole dal gusto retrò, di pizzo, contrastate con abbottonature centrali arricciate, bordate da ruches. E ancora stampa optical, minuta, lisergica: un mosaico in cui le sete stampate vibrano di fittissimi chiaroscuri. Tutto questo però non basta a rendere una collezione desiderabile e competitiva a livello di design, qui decisamente troppo retrò e inficiato, come spesso accade, da una garbatura dei capi che li rende sempre sciatti.
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