Delicata e timida, non te l'aspetti neanche di incontrare al secondo sguardo, dopo una prima occhiata disattenta, una precisione così acuta nel dettaglio. Un pò come quando apri un pacco di formaggini Susanna e scopri che dentro c'è un regalo: uno sticker, un ciondolino della mascotte-bambina sovrappeso che, mentre salta e ti fa "pitupitum pam", ti sbatacchia in faccia una mezza chiappa.
La sorpresa c'è ed è tutta nel dettaglio. I volumi asciutti, i tagli chirurgici, la linea pura che si spezzetta lungo tutta la silhouette in una serie di taschini dagli angoli ripiegati, e i colori cinerei, sempre spenti in un grigio vampiro, strutturano una visione personale, una singolare finestra sul mondo dei minerali a cui De Vincenzo dice di essersi ispirato (di cui si rintraccia ben poco se non una palette brulla, terrosa, ed un comunicato stampa che giustifica un punto di partenza che sarebbe potuto essere anche diverso.... le ceramiche di Capodimonte, un viaggio al lago Trasimeno, una vecchia raccolta di figurine Panini de "I Predatori del tempo".... e sarebbe stato lo stesso).
La collezione rimane comunque un gioiellino di raffinatezza, un brillante che raccoglie e rifrange in un luce chiara, decisa, il dna della maison che si dimostra sempre più matura, sottile, attenta, lontana dalle improvvisazioni crude degli esordi (in cui di rintracciava si un fermento, un'energia diversi rispetto agli altri ma anche un voltaggio esagerato e fuori controllo che ora però sembra incanalarsi in una splendida media tensione, nella produzione di un'illuminazione perfetta).
Bianco calce, un pallore salino che si incupisce nel grigio cemento e nel sable, nel rosa, fino al nero ematite e al più gentile azzurrite. Decisamente corto, con canotte e piccoli dress che, all'occorrenza, possono essere portati come maxy t-shirt, lavorazioni in maglia di cotone leggerissimo (ormai un classico per De Vincenzo), spalmature su tex tecnici e lurex per effetti shining, che non giungono mai ad un glamour didascalico, ordinario, ma fermandosi un pò prima strutturano quel caratteristico linguaggio che fa di De Vincenzo uno dei protagonisti più singolari (unico nel suo linguaggio in Italia) della fashionweek milanese. Deliziosi i sandali scultura fanno da giusto contrappeso negli outfit in cui la leggerezza del jersey disegna una silhouette fluttuante: bianchi, grigi e neri, sempre in vernice, sembrano piccoli piedistalli per bandiere ammainate.
Splendida: dopo aver letto la recensione tirate fuori il portafogli e compratevela! Un 9.
Eh già....
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