Capita di essere schiavi delle proprie origini, della propria terra, o di non saper andare oltre le proprie tradizioni... e questo è uno dei casi. Cosa siano stati Dolce & Gabbana oltre a "Quelli della Sicilia" l'abbiamo quasi dimenticato. Dopo innumerevoli collezioni dedicate mo al carretto, poi "allu picciottu", poi ai pomodori e ai peperoni essiccati al sole, poi alla vedova, al pescatore di polpi e alla sgranatrice di rosari...tra cui l'ultima couture (un tripudio di pizzi, merletti e gonnelloni fuori tempo... ma la couture realizza il sogno), se pensavate che il disco sarebbe stato finalmente cambiato, beh, sbagliate di grosso: Sicilia di nuovo fu. Ormai è una cancrena.
Spettacolo come sempre il defilé, sulle note di un Modugno sognatore, un'ottantina di outfit (dico 87... roba che c'è gente che ci fa cinque collezioni): bustier scultura in budellino l'ultimo, ma prima pizzi, stampe di carretti siciliani, pupi e ceramiche, fiori, ma anche abiti di rafia, decorazioni di corallo e uncinetto. Zero design, tutto styling. Gettatevi cosparsi di colla vinilica contro un gruppo di bancarelle caratteristiche di Taormina e il vostro outfit Spring Summer 2013 è fatto. Stravaganti scarpe e borse che riprendono i motivi popolari di tutta la messa in scena. Caratteristica, colorata, allegra, ma permettetemi una caduta di stile... questo tipo di Sicilia ha fracassato le palle! Come se le donne siciliane fossero solo pupi e carretti. Dopo decine di collezioni cambiamo disco... che dite?! Un 7.
Dico che hai perfettamente ragione. La collezione per questo inverno l'ho trovata meravigliosa e poteva essere il punto da cui partire per fare un salto di qualità notevole.
RispondiEliminaForse quello che ha danneggiato la collezione è stato di aver inglobato D&G nel primo marchio, portandovi tutto ciò che di più trash non si poteva sperare. Ci sono abiti molto belli, ma quelle stampe di cartina turistica mega gigante sono tremende e rovinano tutto. Sul serio, chi la indosserebbe? Sei stato generoso con il tuo 7. Io più di 6 e mezzo non avrei dato...
Diciamo che a me questo stile così caratteristico piace molto... inoltre se noti è tutto molto basic... sono le stampe che realizzano la sorpresa. Inoltre lo styling è molto azzeccato. Quello che più mi turba è questa pornografia del regionalismo... assillante... martellante... fagocita tutto. Come se la creatività di un artista (qualora ce ne fosse uno in questo caso) potesse nascere e morire entro i confini di un'isola. Ovviamente questa scelta aiuta... si mantiene tutto il design low profile così i costi vengono abbatturi (quelli di produzione, non quelli di vendita) e tutti sono felici... nessuno si sente preso in giro. Ho quasi dimenticato cosa siano stati oltre il made in Sicily. Peccato.
RispondiEliminaMah, io non darei nemmeno la sufficienza...Intanto perché non credo sia possibile continuare a fossilizzarsi su questa fantomatica Sicilia, qui dipinta esclusivamente tramite stereotipi. E poi credo ci sia un limite a tutto...il sacco di patate, il cesto di vimini...sembra tutto una mascherata. Insomma sarebbe interessante se tutto ciò venisse reinterpretato (per quanto sia difficile/inutile reintrepretare un sacco di patate) ma lasciato tutto così sembra che alla modella sia stato ficcato addosso un cesto di quelli nei quali si mettono cotechini e lenticchie per capodanno.
RispondiEliminaLo styling funzionerà pure, ma non credo che una collezione di possa basare quasi esclusivamente su quello.
Tra i miei outfit preferiti (forse gli unici che mi piacciono) quelli con applicazioni corallo (di cui il penultimo da sinistra)...un discorso che richiama di più i barocchismi della fall winter.
In ogni caso è ora (DA ANNI!) di cambiare musica...ci sono tanti bei posti in Italia...tipo...Sesto San Giovanni!
robs
" Per quanto sia difficile/inutile reintrepretare un sacco di patate " ahuahuhuuhuhahuahuahuahuahuahuahuahuahuahuahuhauUUHAHUAHUUAHUAHHUAHUAHUAHU MI FAI MORIRE.
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