Il linguaggio essenziale di Raf Simons abbandona gli sperimentalismi e i riferimenti culturali per contemplare una classicità fatta di elementi sobri ed eleganza discreta. Forme sezionate e decise per il cappotto che lascia scoperto il collo e la spalla, dimensioni da biker per le tutone eleganti con inserti di trasparenze... minimal look e colori rilassati in una gamma che va dal grigio al nero, passando per l'azzurro e il rosso nei tailleur di lana. La scarpa è quasi sportiva, arrogante, decisamente rock, da motociclista pidocchiosa insomma... di quelle che "comanda chi rutta più forte". Bello l'uso del dolcevita strutturato nel tailleur, le clutch bag e la maggior parte delle borse con cinghia extralarge, semplici e di gran effetto. Il resto è abbastanza scontato, un continuo citare se stessi che delinea un appiattimento di idee non indifferente. Raf Simons per Jil Sander non è assolutamente questo, è molto, molto di più. Non si va più in la delle dell'effetto Stefanel: un 6 e mezzo!
Banale. Sei e mezzo è già troppo.
RispondiEliminaScontato, esattamente. Peccato perché la stagione scorsa prometteva un pò piu di sperimentazione...
RispondiEliminaL'unica cosa che mi piace è il gioco grafico del collo del cappotto centrale.
RispondiEliminaPer il resto un'occasione persa.
UNITED COLOURS OF SANDER.
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